Grazie, Presidente, colleghi e Governo. Stiamo per votare un provvedimento che si inserisce nel solco del PNRR - questo è stato detto - e che ha una grande rilevanza per noi perché si collega anche a un processo di investimento di alcuni miliardi (circa 22), che sono molto importanti; quindi questa è una scadenza rilevante per poter usufruire della prossima rata del PNRR. Ma quello che più colpisce, se facciamo un attimo mente locale, è che questa è la legge annuale per la concorrenza 2021, legge la cui approvazione è prevista in Italia dal 2009: c'è una legge che prevede una legge annuale per la concorrenza ma questa, dal 2009 ad oggi, è stata approvata solo nel 2017.
Allora, mettiamo in chiaro una cosa: il problema non è l'Europa che ci costringe in un angolo, a fare cose tremende, ad allinearci o ad omologarci - come è stato detto - alla globalizzazione. Iniziamo a fissare un elemento: in Italia, la concorrenza è un argomento tabù, un argomento complicato, un argomento ideologico addirittura, cioè non lo si affronta o, quando lo si affronta, si alzano muri ideologici. Era esattamente quello che volevamo evitare in questa occasione, di fronte a questo provvedimento perché, come sempre, partiamo dall'idea, non che siamo paladini della globalizzazione, della omologazione e della volontà di rasare al suolo il nostro tessuto di piccoli e medi imprenditori che storicamente ha caratterizzato il nostro Paese, ma semplicemente abbiamo preso atto, rispetto ad alcune forze in quest'Aula da un po' di anni, che anche noi partecipiamo al mercato unico europeo, che facciamo parte di un mercato unico europeo che si è dato delle regole, tra le quali la concorrenza. Poi verremo anche al come interpretiamo la concorrenza, perché ci sono alcune cose, che sono state dette in quest'Aula, alle quali vorrei rispondere. Abbiamo detto che è un provvedimento importante per la rata del PNRR, ma è importante perché è una legge delega che costruisce un perimetro che ci permette di iniziare ad affrontare temi importanti. Io non ho capito perché abbiamo ristretto il campo di discussione solo e unicamente ai balneari e ai taxi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché? Allora, delle due l'una: o manchiamo di idee, oppure queste sono bandiere ideologiche, usate ad arte per bloccare una riflessione ben più ampia, fermata - lo ripeto - da circa dieci anni. Sappiamo benissimo che un provvedimento sulla concorrenza ha dei punti di equilibrio complicati: l'hanno dimostrato i lavori in Senato, che sono stati lavori lunghi, di 4 o 5 mesi, che ci hanno portato a dover concludere in Commissione in emergenza questi provvedimenti, ma sappiamo anche benissimo che, come tutte le cose lasciate sotto il tappeto, se non le affrontiamo, questo Paese rimane un Paese bloccato. Ci sono alcuni punti che vorremmo spiegare in relazione agli articoli 9 e 10, giusto per sfatare quanto è stato detto in quest'Aula, che qualcuno di noi avrebbe la paura di affrontare le spiagge nel periodo estivo. Io penso che ci sarà anche qualcun altro che dovrà spiegare come mai sta su quella spiaggia con altri alleati che hanno votato questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio dire che non siamo solo noi del PD a votare questo provvedimento. Però, c'è un percorso che noi abbiamo fatto - e lo vogliamo dire - sugli articoli 9 e 10. Riteniamo di aver migliorato profondamente le disposizioni dell'articolo 9, volte a mettere a regime il sistema dell'affidamento, mediante procedure di pubblica evidenza, del trasporto pubblico locale. Questo per noi era molto importante: il problema riguardava gli affidamenti dei trasporti pubblici di linea, che fanno riferimento solo alla concessione per gara, penalizzando, anche riguardo ai fondi UE, chi non svolgeva questo tipo di affidamento pubblico. Con ciò si andava contraddicendo e superando erratamente la norma europea del regolamento (CE) n. 1370/2007, chiarissima sulle modalità di affidamento. Sui taxi invece ci terremmo anche a esplicitare qual è stato il nostro percorso. L'articolo 10, che è stato stralciato, conteneva una delega da esercitare in sei mesi per il riordino del trasporto non di linea, delega che noi abbiamo invero considerato molto generica nella scrittura. Esponenti del nostro partito avevano presentato un emendamento di stralcio - lo ripeto: di stralcio, perché qui qualcuno rivendica la scelta originale dello stralcio; lo abbiamo pensato anche noi, ve lo dico e magari ne parliamo anche dopo – e, oltre allo stralcio, si era anche pensato a un più consistente dettaglio nella delega, cioè non a una delega in bianco. Il Governo ha, prima, aperto un tavolo di lavoro con il Vice Ministro competente e con i tassisti per migliorare la delega e poi, con il Ministro, si era preso una pausa per presentare una proposta, cosa che non ho motivo di ritenere sarebbe stata rifiutata dal Ministro e dalla maggioranza, come nel caso dell'articolo 9. Poi, il dibattito è diventato più serrato, è diventato più confuso, anche a causa di certe rivelazioni della stampa e, poi, la crisi ha fatto precipitare tutto e si è arrivati alle manifestazioni non autorizzate qui a Roma e via dicendo, tanto che siamo andati allo stralcio, ma non con un criterio di responsabilità, siamo andati allo stralcio in una logica di sfruttamento ideologico di questo fatto. In realtà, abbiamo lasciato le cose come stanno e non abbiamo affrontato assolutamente niente, mentre per noi mettere mano alle cose significa anche garantire l'esistente rispetto al futuro, non solo penalizzare chi lavora oggi. Questo è un punto.
Ecco, noi ci teniamo moltissimo a rendere chiaro che non siamo il partito della globalizzazione, siamo magari il partito della concorrenza, che è quella che abbassa i prezzi per i ceti più bassi o che garantisce la qualità, la migliore qualità dei servizi anche per le persone comuni che, magari, usufruiscono di servizi pubblici. È chiaro che la concorrenza è un'opportunità per le piccole e medie imprese, un'opportunità di crescita, un'opportunità di accesso al mercato, ma siamo ben consapevoli che ci sono circostanze diverse. Per quanto riguarda la questione delle spiagge, come la chiamate voi, sappiamo benissimo che ci sono caratteristiche storiche d'insediamento, di stratificazione della piccola e media impresa che nessuno di noi ha voglia di affrontare a raso terra e rasare, concedere il tutto agli operatori stranieri e consegnare il nostro patrimonio. Io ho sentito addirittura qui qualcuno che ha detto: ma, noi avevamo pensato anche di fare una norma per mettere insieme i negozi del centro… Allora, scusate, se io sono un piccolo imprenditore, mi metto insieme a un altro imprenditore, perché c'è una norma? I contratti di impresa li abbiamo fatti circa quindici anni fa, le reti di impresa tra negozi, e non hanno dato nessun buon risultato; mi riferisco alle reti di impresa per le imprese, per le piccole e medie imprese sul mercato globale, e sono fallite queste reti, quindi, non è che si costringe la gente a fare una cosa e si cambia il mercato, cioè non è che l'Italia con una norma presentata un giorno in Aula cambia il rapporto che ha con Amazon o le regole del mercato globale, oppure si nasconde dietro a queste cose per lasciare le cose così come stanno. Va bene, noi abbiamo ridotto questa legge a uno strumento funzionale, semplicemente per andare a chiedere i soldi in Europa, il che mi sembra un atteggiamento veramente poco edificante che pone questo Paese sempre in una condizione di contrasto interno, per poi piegarsi e chiedere l'elemosina quando servono i soldi. Non mi sembra una posizione di alto profilo europeo questa.
Ecco, volevo dire queste cose. Quindi, lo ribadisco, non abbiamo alcuna paura a confrontarci sulla tutela del lavoro, del nostro mercato, delle piccole e medie imprese. Io sento, qui, dire cose assurde, specialmente per chi ha fatto l'imprenditore. Gli imprenditori non si chiudono terrorizzati in una cantina e non hanno paura dell'immigrato che bussa alla porta e chiede loro lavoro: questo messaggio è sbagliato da parte vostra. Noi volevamo fare una legge di alto livello, volevamo dare un respiro a questo Paese, volevamo tutelare le nostre imprese. Non siamo riusciti a dare questo profilo, così come non siamo riusciti a dare un profilo di alto Paese all'Italia, mandando giù il Governo Draghi. Comunque, detto questo, noi voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).